Piano del consumatore

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Il Piano del Consumatore è riservato al consumatore che abbia contratto debiti per scopi estranei alla attività professionale svolta (ad esempio acquistare una casa o un auto ma non un ufficio o un camion) o abbia rilasciato fidejussioni per parenti.

Non richiede che i creditori siano d’accordo. 

Il Giudice:

  • valuta se il debitore merita di essere ammesso a questa procedura.
  • Interrompe eventuali pignoramenti  in corso.

Valuta inoltre se il debitore: 

  1. Ha contratto debiti e ha difficoltà a pagarli per cause impreviste;
  2. Ha contratto debiti proporzionati al proprio reddito;
  3. Non ha una situazione critica in Banca Dati Crif e/o in Centrale Rischi  della Banca d’Italia;
  4. Non ha sottratto con la frode parte del patrimonio ai creditori.

Tale valutazione si basa su una Relazione Particolareggiata predisposta dal Gestore della Crisi.

Il Valore Aggiunto di un Consulente a fianco del debitore è proprio nel reperimento della documentazione completa, nella valutazione della sua attendibilità e nella presentazione nel miglior modo possibile della pratica al Gestore della Crisi e successivamente al Giudice.

Esempio concreto

Due ragazzi innamorati, come tanti, dopo qualche anno di convivenza in un immobile condotto in locazione decidono, nel 2011, di comprare casa insieme.

L’acquisto viene finanziato tramite mutuo ipotecario trentennale cointestato.

Nel 2012 il fidanzato viene coinvolto in un pignoramento immobiliare per un debito di più di mezzo milione di euro derivante dalla crisi di una delle società di famiglia per le obbligazioni della quale egli aveva prestato, assieme ai genitori e senza che la compagna ne sapesse nulla, fideiussione omnibus.

Nel 2014 la banca che aveva concesso il mutuo alla coppia apprende dell’esecuzione in corso e, nonostante sino a quel momento tutte le rate del piano di ammortamento fossero state regolarmente pagate, fa decadere dal beneficio del termine entrambi i mutuatari, chiedendo il versamento immediato di oltre 145.000 euro.

I due non riescono a reperire tale somma, astronomica per le loro possibilità. La banca non sente ragioni, gli obbligati non sono più soggetti solvibili a loro dire e promuove un ulteriore pignoramento immobiliare, poi riunito al primo, all’esito del quale l’immobile viene venduto all’asta.

Come prassi, l’immobile viene venduto e fortunatamente anche al primo tentativo di asta (ipotesi rara ai giorni nostri). Ma tra la valutazione dell’immobile da aggiornare ai prezzi post crisi, l’abbattimento del valore del 30% perché venduto in asta e le spese di procedura (per migliaia di euro tra delegati alle vendite e il resto), l’istituto di credito mutuante vanta ancora un credito chirografario di circa 62.000 euro nei confronti dei due conviventi.

La consumatrice (lavoratrice dipendente), non disponendo di tale cifra e nella consapevolezza che la banca, anche alla luce della pesantissima posizione debitoria del compagno, nel frattempo ulteriormente aggravatasi, avrebbe avviato azioni esclusivamente contro di lei, presenta nel 2017 domanda di accesso al piano del consumatore esponendo la situazione sopra descritta, indicando dettagliatamente il proprio patrimonio (pari a zero ad eccezione di qualche migliaia di euro sul conto corrente grazie al Tfr di un lavoro appena conclusosi), le fonti di reddito (stipendio) e le uscite necessarie per le spese di vita e di cura correnti.

Si dichiara inizialmente disponibile a dare al creditore, a tacitazione di ogni pretesa, 15.000 euro da corrispondersi tramite versamento iniziale di 5000 euro e pagamento del residuo in 20 rate mensili da 500 euro.

Detta disponibilità sarà poi innalzata, prima del deposito del piano in Tribunale, fino a coprire il 30% del credito residuo vantato dalla banca in tempi brevi, anche tramite la messa a disposizione immediata dell’intero TFR appena incassato nella prima rata.

Il Giudice omologa il piano. L’istituto di credito mutuante non presenta opposizione.

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